FRANCES HA e la difficile scelta tra sogni e realtà
Frances Ha, con una candida e stralunata Greta Garwig, musa del sottogenere mumblecore e oggi affermata regista, è attualmente visibile su Amazon Prime. Il film, di Noah Baumbach, l’ho recuperato ieri sera e devo dire che mi ha colpito.
Frances vive a New York ed è un’aspirante ballerina ma senza un evidente talento non riesce ad entrare a pieno titolo nella compagnia per cui lavora. Qui tiene qualche lezione ad una classe di bambini. Ha un rapporto molto stretto con la sua amica Sophie con cui ha studiato all’università. Ma mentre questa, dopo gli studi, inizia a lavorare in una casa editrice e presto lascerà il loro modesto appartamento per andare in un quartiere più ricco con un’altra amica e poi andrà a vivere con il suo fidanzato, Frances non riesce mantenersi neppure una stanza e continua a spostarsi. Non riesce nemmeno a tenersi una relazione, in realtà non è interessata ad averne, evidentemente non è quello che vuole. Anzi avrebbe voluto prolungare, a tempo indeterminato, la sua convivenza felice e spensierata con la sua amica.

Frances è una ragazza piena di sogni e speranze che non vuole arrendersi di fronte alle difficoltà. Squattrinata e senza una casa, corre da una parte all’altra della città. Inarrestabile, energica.

IL CINEMA DI BAUMBACH E IL PERSONAGGIO DI FRANCES HA
Autore di riferimento del cinema indie, Baumbach delinea un personaggio molto realistico. Ho apprezzato il film proprio per questa naturalezza e per aver creato un personaggio femminile aderente ad una possibile realtà. Eccentrica, stralunata e naive Frances sembra non voler crescere. Ma cosa significa crescere? Rinunciare ai suoi sogni, accettare il lavoro da segretaria che la compagnia di ballo le propone, magari trovarsi un fidanzato e vivere tranquilla come fanno tutti gli altri. Il prezzo da pagare per non aderire a questo modello però è alto. Un equilibrio precario si sgretola sotto i suoi piedi. Ma perché? Perché il suo amico che le offre una stanza può fare lo scultore e lei non può fare la ballerina? E’ semplice. Il suo amico, interpretato da Adam Driver, è ricco. Solo i ricchi possono permettersi di fare gli artisti le dice infatti la sua amica Sophie.

Noah Bamubach offre un’opera minimale, leggera e delicata, ma profondissima, secondo me. Ispirato alla nouvelle vague francese, con un poetico bianco e nero, porta alla luce uno spirito di inadattabilità ad un mondo omologato su schemi che vanno stretti, ma che alla fine conduce al quasi fallimento. Dico quasi perché Frances si deve arrendere a molte speranze tradite e alla fine adattarsi. Troverà il suo percorso, la sua strada dove continuare ad esprimersi e persino un appartamento tutto suo. Ma il percorso di crescita e di perdita delle illusioni è doloroso.

CONCLUDENDO
Concludo con delle riflessioni personali che esulano dal film. Mi domando se è per via del suo poco talento che non riesce a guadagnarsi un posto. Forse la sua bravura è nella media, nulla di eccezionale. Ma se ami fare qualcosa, non riesci ad arrenderti all’idea di non poterla fare. Quanto è difficile scegliere tra una vita che non desideri, ma che ti assicura stabilità, e una vita piena di passione e gioia per quello che fai. Non si rischia forse, nel primo caso, di diventare grigi?
Sarà banale, sarà scontato, ma non è facile scegliere che strada intraprendere, c’è dolore e sacrificio in entrambi i percorsi. Un talento prorompente ti spiana la strada certo, oppure una famiglia molto ricca alle spalle. Ma vivere senza passione non è un’opzione.