NO THANKS – L’unica arma contro le guerre: il BOICOTTAGGIO

Potrebbe essere superfluo spiegare come lo Stato di Israele stia massacrando un intero popolo compiendo un vero genocidio. Ma non lo è. Bombardamenti e ostacoli agli aiuti umanitari stanno portando morte e carestie. Migliaia di persone innocenti, tra cui bambini, muoiono ogni giorno sotto le macerie o di fame.

Le manifestazioni di protesta contro l’occupazione e lo sterminio del popolo palestinese sono necessarie e sicuramente dimostrano che l’opinione pubblica non condivide le azioni dei governi. Ma non bastano per fermare la guerra.

Per fermare i signori delle guerre bisogna colpirli nelle loro tasche. Colpire le imprese che guadagnano dai loro affari con Israele.

L’unico mezzo che abbiamo per fare questo è boicottare i prodotti delle aziende che finanziano la guerra e gli stati oppressori. Sono convinta che i popoli di tutti gli stati siano innocenti e impotenti nel decidere le politiche del proprio paese. A volte purtroppo si tratta di ignoranza. Ignoranza nella quale vengono lasciati. Ma ecco cosa possiamo fare noi.

Non siamo impotenti, dobbiamo solo attivare il nostro potere.

Esiste da molti anni una campagna  di boicottaggio, coordinata dalla Rete BDS (Boicottaggio, disinvestimento e sanzioni). Questa è così temuta dallo stato israeliano che i suoi coordinatori sono stati accusati di “terrorismo”.  Ma la sentenza della CEDU (Corte Europea dei Diritti dell’Uomo) del 2020 difese i sostenitori del boicottaggio di Israele grazie all’articolo relativo alla libertà d’espressione della Convenzione europea dei diritti umani (articolo 10). Per Strasburgo quindi criticare Israele e chiedere il boicottaggio dei suoi prodotti non è antisemitismo, ma libertà di espressione.

Infatti la loro attività prosegue ed esiste una lista precisa di marchi che si invitano a non acquistare allo scopo di rendere l’occupazione economicamente insostenibile e partecipare attivamente alla sua fine.

COME NASCE IL BOICOTTAGGIO PER FERMARE LE GUERRE

Nel 1959, un gruppo di militanti sudafricani per combattere il regime razzista dell’apartheid chiese un’azione di boicottaggio: «Non vi chiediamo niente di speciale – scrissero – vi chiediamo solamente di ritirare il vostro sostegno al regime di apartheid smettendo di comprare prodotti sudafricani». Dopo anni di lotta, il boicottaggio aiutò a porre fine all’apartheid, colpendo l’economia del regime.

Nel 2005, ispirandosi a quella stessa strategia, è nata la campagna BDS (Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni) contro Israele, promossa da attivisti palestinesi dopo la conferenza mondiale contro il razzismo in Sud Africa. Anche loro riconobbero il sistema che li opprimeva come una forma di apartheid, come confermato più tardi da vari rapporti indipendenti.

La campagna BDS ha tre obiettivi principali: far finire “l’occupazione israeliana e la colonizzazione delle terre palestinesi”, ottenere “la piena uguaglianza” per i palestinesi cittadini di Israele, e far rispettare “il diritto al ritorno dei profughi palestinesi”.

È nata con il sostegno di oltre 170 gruppi della società civile palestinese, e oggi è appoggiata da persone, associazioni, sindacati, chiese, ONG e movimenti in tutto il mondo, che rappresentano milioni di persone.

La campagna invita a non comprare prodotti israeliani, soprattutto quelli provenienti dai territori occupati, a fare pressioni su aziende e istituzioni perché ritirino i loro investimenti, e a spingere gli Stati a imporre sanzioni. Il movimento è così temuto che i suoi coordinatori sono stati accusati perfino di “terrorismo”, ma continua a operare con una lista precisa di marchi da boicottare, per rendere l’occupazione economicamente insostenibile.

LA SPESA CONSAPEVOLE: NO THANKS

In questi giorni sono venuta a conoscenza di un app che ti permette di fare acquisti in modo consapevole. Si tratta proprio di “NO THANKS” dove puoi trovare l’elenco di tutti i marchi e prodotti che in qualche modo finanziano o appoggiano questa guerra ingiusta. Si può anche scannerizzare il codice a barre del prodotto che vorresti comprare per decidere se metterlo nel carrello. Una schermata ti dirà se è un prodotto di un’azienda complice di questo massacro.

In maniera semplice puoi decidere di comprare soltanto prodotti che non fanno parte di quella lista e non diventare anche tu un inconsapevole complice di tale crimine. Una spesa consapevole, una scelta di consumo, diventa un atto politico.

L’app, disponibile sia su dispositivi iOS che Android, è stata creata da Mahmud Bashbash, uno sviluppatore palestinese che vive a Budapest. Permette agli utenti di “identificare i prodotti legati economicamente a Israele” e decidere se acquistarli o no.

In pochi mesi ha avuto grande successo: secondo il profilo Instagram dell’app, seguito da circa 115mila persone, ha superato “i 7 milioni di download”. Io l’ho scaricata ed è facilissimo individuare i prodotti da non mettere nel carrello.

CONCLUSIONI

Se ti stai chiedendo che cosa puoi fare tu per fermare tutta questa violenza e questa ingiustizia, bene posso darti un suggerimento. In realtà dovremmo diffonderlo e fare in modo che tutti sappiano qual è l’unica arma che abbiamo. Ogni giorno facciamo delle scelte che sembrano banali, ma non lo sono. Siamo in molti, possiamo fare tanto. Scegliamo ogni giorno di non finanziare le guerre.