THE SUBSTANCE un horror che colpisce al cuore le donne

The substance, diretto da Coralie Fargeat, è un body horror disturbante in cui una grandissima Demi Moore veste i panni di una diva in decadimento, Elizabeth Sparkle. Ma una sostanza innovativa può farle vivere, attraverso un clone, Sue, interpretato da Margaret Qualley, un’eterna giovinezza. The substance è soprattutto un film di denuncia che, attraverso la distorsione dei corpi, attacca la società delle immagini, ovvero la nostra. Una società che esige dalle donne di essere sempre perfette e che le fa sentire inadatte e rifiutate quando superano una certa soglia di età. Una donna, seppur bellissima come Demi Moore, dopo i 50 anni viene buttata via, sostituita. 

The substance è infatti un’allegoria sugli impossibili standard di bellezza imposti alle donne.

the substance - Demi Moore e Margaret Qualley

Non solo, il film ci dice chiaramente che “le donne carine devono sempre sorridere”. Questa pressione sociale sulle donne non è purtroppo compresa dagli uomini. E’ per questo che alcuni, in questi giorni in cui è uscito il film, stanno dicendo che uomini e donne hanno visto due film diversi. Io credo piuttosto che abbiano sentito il film in maniera diversa. Certamente colpisce al cuore le donne, noi donne, che dovremmo rispondere a questi standard impossibili di bellezza e giovinezza. 

Di certo il film parla in modo indiretto degli interventi chirurgici a cui le donne si sentono costrette a sottoporsi per rispettare questi standard, e che finiscono per renderle dei mostri.

Ma, come afferma Joe Gillis (William Holden) a Norma Desmond in Viale del tramonto: “Tu sei una donna di cinquant’anni. Apri gli occhi! Non c’è niente di tragico ad avere cinquant’anni, se non se ne vogliono avere venti a tutti i costi”, la vera tragedia sta nel non riuscire ad accettare il tempo che passa e i cambiamenti sul nostro corpo.

Come la stessa Demi Moore racconta in una recente intervista, il problema è inseguire a tutti i costi quello che credi essere apprezzabile, invece di accettarti per come sei ed apprezzarlo.

Cosa saresti disposta a mettere in gioco per avere un corpo ancora giovane? 

Questa la domanda fondamentale del film che esplora la cultura del body horror, con citazioni dei classici del genere, raccontando anche grazie alle clamorose eccezionali performance di Demi Moore e Margaret Qualley, la cultura tossica che circonda il mondo dello spettacolo. E della spettacolarizzazione del corpo delle donne. Grazie a questo coraggio il film si è aggiudicato il premio per la miglior sceneggiatura a Cannes ricevendo la più lunga standing ovation tra tutti i film in concorso quest’anno.

the substance - body horror

Il messaggio è chiaro, ma non tutti hanno apprezzato il modo. La fotografia è impeccabile, quasi accecante, con un accentuato cromatismo. La regia ossessiva sui corpi e sui volti, con grandangoli e fish-eye. Ma in quanto body horror è pieno di scene raccapriccianti, corpi che si squarciano, si deformano, sangue a litri da diventare splatter. Nonostante non ami particolarmente lo splatter, e devo dire che ho riso in alcune scene nel finale che definirei grottesche, il genere lo richiede. Credo anche che il messaggio sia più forte proprio perché arriva a disgustare a tal punto da farti pensare, ma perché cavolo non ti sei tenuta il corpo bellissimo che avevi?

Devo dire veramente coraggiosa Demi Moore che a più di sessant’anni si è mostrata nuda con riprese che mettono in evidenza i segni del tempo sulla pelle e sul corpo. Bellissima in verità. Anzi per questo ancor più bella. E per questo ancora di più ci si domanda ma chi te lo ha fatto fare? Struggente la scena allo specchio in cui cerca di farsi bella per uscire con un uomo semplice, fuori dallo show business che l’ha fatta sentire bella. Davanti allo specchio prova ad accettarsi ed apprezzarsi. Qui senti tutte le sue le emozioni. E’ la scena in cui credo Demi Moore, ma anche Elizabeth Sparkle, siano emotivamente più cariche. Perché per tutto il film i personaggi sono intenzionalmente vuoti. 

ATTENZIONE SPOILER

In questo momento, quando non riesce ad accettarsi ed uscire di casa, tu sai che è l’inizio di una catastrofe. Che la lei, Sue, che sta prendendo il sopravvento, finirà per distruggerla. Questo è il momento in cui poteva salvarsi. 

Elizabeth e Sue hanno un rapporto contrastante. Inizialmente ho creduto fossero troppo distanti e non riuscivo a coglierne il legame. Non riuscivo a sentirne la connessione. Mi domandavo che benefici avesse la matrice dalla vita del clone? Poi ho capito che Elizabeth, inconsciamente, vuole sempre più tempo da giovane, rompendo l’equilibrio, e non può fare a meno di Sue. Anche se questa la sta distruggendo. Fino alla fine, quando la rende un mostro, un corpo vecchio che non riesce quasi a muoversi, lei non ce la fa a liberarsene. “Ho bisogno di te perché io mi odio”. Ma sarà invece l’altra che si libererà della vecchia uccidendola in modo spietato. Questa lotta e il modo veramente crudele e violento in cui la colpisce ripetutamente, mostra il vero odio che la lei giovane ha per la lei vecchia. Elizabeth si fa annientare.

Film veramente ben riuscito e ben fatto. Niente è casuale. Ad esempio il colore del cappotto che indossa Demi Moore è dello stesso giallo dell’uovo della primissima scena. A ricordarci che lei è la matrice. Anche il nome Sparkle non è casuale. Così come le scritte alle spalle delle due attrici durante il programma tv. Sparkle your life per Elizabeth, Pump it up per Sue, che rappresenta tutta l’energia di cui è carica. La regia di Coralie Fargeat riesce persino a rendere nauseante e disturbante il corpo perfetto e tonico della giovane Sue.

Il film, come detto, è pieno di citazioni e omaggiRimandi visivi a icone del cinema, del thriller psicologico e dell’estetica orrorifica.

citazioni di the substance

Non possiamo non notare Shining di Kubrick nei modelli geometrici andando a creare una ambiente claustrofobico. Alien, nel corpo che esce dalla schiena come se fosse imprigionato. Videodrome di Cronenberg sul potere deformante della televisione e del culto dell’immagine. Nonché uno stile onirico e surreale di Lynchiana memoria. Ma ancora Dorian Gray, The elephant man, Carrie, Il cigno nero. Sono tantissimi i riferimenti che si possono trovare. E devo dire che sono usati in modo sfacciato ma equilibrato.

Che altro dire? Bellissimo film, forse non apprezzabile da tutti. Soprattutto da stomaci deboli. Tutto è urlato, esasperato, fin troppo enfatizzato. Ma credo che riesca perfettamente nel suo intento. Tutte le donne uscendo dalla sala credo abbiano pensato che non avrebbero mai voluto farsi quella iniezione. Considerando le conseguenze. Magari mi sbaglio.

NOTA A MARGINE

Infatti vorrei aggiungere un mio pensiero. E’ vero la società dell’immagine e dello spettacolo costringe le donne a rispettare certi standard. E’ vero non bisogna essere delle star per sentire il peso del tempo che passa e sentirsi sempre meno gradite. Essere giovani è bello! Quando invecchi sei sempre meno ricercata, anche nel mondo del lavoro. Ma devo dire che se una donna riuscisse a dare meno importanza agli sguardi degli uomini, al giudizio di una società maschilista, per carità è così, viviamo in una società maschilista, ma puntasse piuttosto sulla propria crescita personaleculturalespirituale, forse le peserebbe meno.

Lo dico personalmente. Anche a me fa male quella ruga che mi è sbucata sulla fronte. Ma non vorrei deturparmi la faccia per sembrare più giovane. E soprattutto quella ruga mi ricorda che il tempo passa e andiamo verso la fine della strada. Quanta ne abbiamo fatta? E che cosa abbiamo realizzato? Siamo soddisfatte? Questo mi pesa. A questo mi fa pensare.

Il tema della giovinezza, della vecchiaia come ripugnante ma anche quello della riluttanza ad accettare gli schemi della società, sono quelli che affronto nel mio progetto cinematografico.

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